Era settembre quando in Legnago ignoti autori scagliavano contro l’abitazione di una donna alcune bottiglie incendiarie, le c.d. “molotov”, tanto che una di queste, attraverso una finestra aperta, finiva addirittura all’interno della casa; tuttavia i due ordigni non s’incendiavano siccome non innescate.
Subito venivano allertati i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Legnago i quali avviavano le prime serrate attività investigative, consistenti nell’ottenere ogni utile elemento informativo che potesse portare all’identificazione degli autori del grave attentato.
Grazie all’ottima conoscenza del territorio e all’importante supporto dei sistemi di videosorveglianza ubicati in città e nei paesi limitrofi, i militari dell’Arma acquisivano concreti e rilevanti fonti di prova a carico di tre soggetti veronesi; fattori indiziari che, sottoposti al vaglio della Procura della Repubblica di Verona, consentivano a quest’ultima di avanzare e ottenere dal G.I.P. del locale Tribunale un ordine di custodia cautelare in carcere per i tre indagati, in quanto indiziati, a vario titolo, di fabbricazione e porto illegale in luogo pubblico di ordigni incendiari e di tentata estorsione, aggravati, ai danni di una donna.
Ed è proprio grazie al meticoloso lavoro investigativo compiuto dai Carabinieri che si giungeva a scoprire che si trattava di un evento alquanto sconcertante: i delitti compiuti erano da ricondurre a precedenti rancori da parte dell’ex datore di lavoro della vittima, che non si era dato per vinto alla perdita della vertenza lavorativa e che per tale ragione avrebbe ingaggiato, sotto compenso di 4000 euro, due uomini affinché eseguissero l’atto intimidatorio allo scopo di far desistere l’ex dipendente dalla richiesta del credito.





















