di Gori Claudio (direttore@irog.it)
A margine del dibattito post-elezioni regionali, abbiamo intervistato Sebastiano Arcoraci, membro della segreteria cittadina di Forza Italia, per analizzare il clima politico padovano e la prospettiva delle amministrative 2027 di Padova.
In questi giorni alcuni giornali indicano possibili candidati a sindaco per il 2027. Secondo lei è un dibattito anticipato o necessario?
“Credo sia sbagliato partire dai nomi. Prima serve un programma serio, condiviso con i cittadini. Giugno 2027 non è lontano: mancano 18 mesi, tempi più che ragionevoli per costruire un progetto. Solo dopo si potrà parlare dell’identikit del candidato ideale, ed è fondamentale che la scelta sia il risultato di un percorso partecipato, non di decisioni calate dall’alto.”
Il centrodestra ha registrato un risultato molto forte alle Regionali, ma Padova ha confermato un buon dato per il centrosinistra. Come valuta la situazione?
“Le Regionali hanno dato un segnale importante al centrodestra, ma a Padova la coalizione di centrosinistra ha comunque tenuto. Ogni elezione, però, fa storia a sé. I cittadini padovani sono molto attenti e consapevoli quando votano il proprio sindaco. Anche per questo mi aspetto un’alta partecipazione nel 2027: credo si supererà il 60%.”
Quali problemi emergono dal dialogo con residenti, famiglie e categorie economiche?
“I cittadini chiedono risposte che, a loro avviso, non sono arrivate. Pensano a una città bloccata dal traffico e da cantieri infiniti, a un tram spesso poco efficiente, a un aumento dei furti e alla presenza di baby gang. Le famiglie soffrono per gli affitti altissimi, gli operatori economici per una desertificazione commerciale che non si è arrestata. Molti ritengono che l’amministrazione sia stata poco ricettiva alle loro richieste.”
Si riferisce, ad esempio, alle scelte sulla Fiera e all’HUB Alì?
“Esatto. La vicenda della Fiera, con un deficit di 4 milioni, trova molti cittadini contrariati: da luogo strategico d’interesse economico a un contenitore in fase di ridimensionamento. Stesso discorso per l’HUB Alì, visto da molti come un’operazione poco trasparente e con ulteriore consumo di suolo. A ciò si aggiunge il mancato sostegno alla sicurezza in aree sensibili come la Stazione.”
Cosa immagina per costruire un’alternativa politica?
“Serve un “Rassemblement Popolare”, un movimento che coinvolga energie civiche, categorie economiche, associazioni, e semplici cittadini impegnati quotidianamente nel tessuto sociale della città. Dobbiamo andare oltre gli schemi tradizionali, come accaduto nel 1999 con il referendum sul tram. Non basta la politica nelle sue sedi: serve la città.”
Perché lo ritiene un modello replicabile?
“Cambridge ha vissuto un periodo di stagnazione, poi ha inaugurato un modello fondato sulla collaborazione tra istituzioni, università, imprese e comunità. Padova ha tutte le carte in regola: un’università eccellente, un tessuto produttivo straordinario, una posizione strategica nel Quadrante Veneto. Serve una visione comune e la capacità di guardare oltre i propri confini. Occorre indicare un Coordinatore del Tavolo.”
Ha già un profilo definito in mente?
“Deve essere una persona che vive Padova, che conosce criticità e potenzialità, capace di fare squadra e dialogare con istituzioni locali, regionali e nazionali. Non serve fare nomi oggi: prima si costruisce il programma, poi emerge la figura migliore. L’importante è aprire subito un tavolo stabile tra le forze politiche e le realtà produttive per definire l’Agenda Padova 2037.”
Come concluderebbe questa intervista?
“È il momento giusto per avviare un ricambio, senza attendere l’ultimo minuto o direttive romane. Padova può e deve tornare a essere la capitale del Nordest. E cambiare, insieme, si può.”






















