La recente decisione di alcuni docenti dell’Università di Bologna, che hanno negato a 15 giovani Ufficiali dell’Esercito dell’Accademia di Modena l’accesso a un corso di laurea in Filosofia, sta generando un intenso dibattito pubblico e istituzionale. La motivazione, secondo quanto riportato, risiederebbe nel timore di una possibile “militarizzazione dell’Ateneo”, una posizione che ha sollevato perplessità sia in ambito politico che accademico.
Un paradosso nel cuore della città universitaria più antica d’Europa
Bologna è da secoli considerata simbolo di cultura laica, libertà di pensiero e apertura intellettuale. L’Università, tra le più storiche e prestigiose al mondo, ha sempre promosso confronto, pluralismo e accesso alla conoscenza senza distinzione di provenienza o background.
Per questo, la decisione di negare a 15 militari la possibilità di frequentare un percorso filosofico appare, per molti osservatori, incongruente con i valori di inclusione e libertà accademica.
Il nodo centrale: libertà, pluralismo e diritto allo studio
“Mi addolora ancora di più che tutto questo sia avvenuto proprio in una città colta e aperta come Bologna, nella più antica Università al mondo, che da sempre rappresenta un punto di riferimento internazionale dei valori di laicità, cultura e pensiero.
Un Ateneo – dichiara Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno – deve per sua natura promuovere una cultura basata sulla libertà, sulla tolleranza, sul rispetto delle differenze e sull’uso critico e ragionato delle idee, senza che una sola visione domini sulle altre. Deve operare per il progresso intellettuale dell’uomo. Di qualsiasi uomo.
E Bologna lo ha sempre fatto. D’altronde un’università non può essere gestita come una sezione di partito, chiudendosi rispetto all’esterno. Infine, a questi professori e ai sostenitori di tale scelta voglio ricordare che gli Ufficiali a cui è stato negato il diritto allo studio – aggiunge Piantedosi – hanno giurato sulla Costituzione per garantire la sicurezza dei cittadini, compresa la loro, e che questi militari si sono impegnati a farlo, ove necessario, a costo della loro stessa vita.
























