Editoriale di Gori Claudio (direttore@irog.it)
Gli ultimi giorni hanno confermato quello che molti utenti paventavano da tempo: non basta costruire linee nuove, serve garantire che funzionino davvero. Il nuovo stop del metrobus a Padova — lungo l’anello di Stazione, cuore dell’intera rete futura — non è un incidente isolato. È l’ennesimo segnale di allarme.
A fermarsi non è solo un mezzo su rotaia, ma la fiducia dei cittadini. E con essa, la credibilità dell’intero progetto.
Cronaca di una sospensione: cosa è successo
Il tram della linea SIR1 si è bloccato nel tratto che costeggia la corsia taxi all’altezza dell’anello della Stazione. Il Comune e le autorità hanno spiegato che la causa sarebbe un “lievissimo spostamento della rotaia in prossimità di uno scambio, probabilmente causato dal freddo”. “Sono in corso accertamenti”, ha comunicato l’amministrazione, “perché il piazzale è ancora un cantiere”.
Il risultato: servizio sospeso, bus sostitutivi, e proteste immediate da parte degli utenti. Centinaia di messaggi sui social, critiche e rabbia per un trasporto che torna a essere imprevedibile — come un derby tra speranze e inghippi.
Non è un blocco isolato. Nel 2025 il tram è già stato sospeso per diversi mesi per lavori sui collegamenti con le future linee SIR2 e SIR3: il tratto tra Guizza e Piazza Garibaldi è stato chiuso per due mesi per permettere la posa delle nuove piattaforme e degli scambi.
E in piena campagna di lavori, i cantieri — anche notturni — promettevano un “ritorno al servizio” per l’inizio dell’anno scolastico. Ma le promesse, come i binari che “si staccano”, sembrano scivolare via.
“Non basta dire ‘sistema Smart’, servono rotaie solide”
L’associazione No Rotaie Padova — che da anni esprime perplessità sul progetto tranviario — ha raccolto dati e segnalazioni: “Il tratto rifatto da poco già richiede rattoppi. La scusa del freddo ha il sapore di una presa in giro”.
La loro preoccupazione ora è che la rete — concepita come “smart” e sostenibile — si traduca in un sistema fragile, sensibile al clima e a lavori frettolosi.
Partiti e movimenti chiedono risposte
Il movimento civico Orizzonti, ad esempio, ha attaccato duramente la gestione: «Sì al tram, ma solo se viaggia regolarmente» dichiarano. E aggiungono: sospendere la linea per mesi all’anno significa trasformare il tram in un servizio stagionale. Per migliaia di pendolari, studenti e lavoratori, non è accettabile.
Anche i sindacati del trasporto pubblico lo ribadiscono in articoli e comunicati: un sistema tranviario va costruito per garantire continuità, non sospensioni frequenti e imprevedibili.
Problemi strutturali, scadenze e urgenze
Nei lavori in corso per Sir2 e Sir3, gli incroci strategici come Largo Europa/Corso Garibaldi, dove le linee si devono innestare, sembra siano stati realizzati con fretta per rientrare nei tempi. Ma ogni intervento su un incrocio è un punto di vulnerabilità: basta una deformazione, un cedimento o una variazione termica, e il sistema rischia il blocco.
Il ritorno in servizio del Sir1, ufficializzato per il 17 settembre 2025 dopo prove tecniche, è avvenuto con modalità precauzionali: in zona Stazione il tram viaggia “a batteria” e con percorrenze estremamente più lente del previsto. Un segnale che anche le autorità sanno quanto il tratto sia “delicato”.
Ogni sospensione non è solo un disagio per i cittadini: è un costo sociale ed economico. Bus sostitutivi, ritardi, perdita di ore lavoro o studio, inquinamento extra per auto private. Il vantaggio ambientale del tram rischia di essere vanificato da inefficienze continue.
Le domande inevase
Se è bastato un lieve spostamento di rotaia per fermare il sistema, può davvero definirsi un’“infrastruttura sicura e definitiva”? E’ una domanda che, sempre più frequentemente, moltissimi padovani si pongono.
Altri dubbi sorgono quando altre domande vengono poste in modo diretto, ad esempio quanto c’è di normale nella frequenza di lavori, interruzioni e cantieri che durano mesi? A chi serve veramente il tram se ogni anno regala più disservizi che miglioramenti?
Ma qualche altra domanda potrebbe essere: i costi per la realizzazione dell’intera rete (circa 600 milioni di euro) sono giustificati se il servizio non garantisce stabilità, continuità, efficacia? Lo “Smart system” annunciato nelle brochure è reale o è diventato uno slogan? Chi controlla la qualità dei lavori, la posa dei materiali, la manutenzione preventiva? Perché ai cittadini, oltre ai disagi, non vengono forniti precisissimi dati tecnici, report di sicurezza, analisi strutturali? La totale trasparenza pubblica rischia di essere un optional?
La fiducia si costruisce, non si suppone
Il tram a Padova doveva essere simbolo di futuro: mobilità sostenibile, meno auto, meno smog, più spostamenti facili e collettivi. Oggi rischia di diventare sinonimo di inciampo, insicurezza, discontinuità e delusione.
Non è più tempo di slogan, inaugurazioni e rendering. È tempo di binari saldi, manutenzione reale, comunicazione trasparente, rispetto per chi ogni giorno si muove.
Riflessioni sulle dichiarazioni odierne dell’assessore Andrea Ragona e in attesa di risposta
Considerando un’opera pubblica che ha richiesto quasi 600 milioni di euro di investimenti, sono anc’hio curioso di comprendere e pongo domande e riflessioni a titolo esclusivamente costruttivo e per meglio comprendere, non certo in modo accusatorio e alle quali do delle mie personali risposte, in attesa di quelle di chi di competenza che chiariscano e rassicurino. Soprattutto in base alle dichiarazioni odierne, sembra a mezzo comunicato stampa, dell’assessore Andrea Ragona.
“Normali tensioni dovute al freddo” – Definire il fenomeno come normale riduce la percezione della gravità, ma implicitamente solleva un punto critico: se il freddo è un fenomeno prevedibile, perché il sistema non risulta progettato per resistere a condizioni climatiche ordinarie?
Le imprecisioni terminologiche (“normali tensioni”) mascherano la mancanza di un’analisi ingegneristica dettagliata? Non vengono indicati o non mi risultano oggi note le temperature registrate, il grado di dilatazione/contrazione e i limiti di tolleranza previsti in fase progettuale. Senza dati tecnici verificabili, non in mio possesso come cittadino e giornalista, la spiegazione potrebbe restare retorica e non verificabile. Sono certo che Ragona provvederà quanto prima a chiarire o fornire tali informazioni.
“Con ogni probabilità perché la resina che mantiene la rotaia non è stata sufficientemente performante” – Si scarica la responsabilità su un materiale? Non si capisce chi lo ha certificato, testato e approvato. Un’opera da centinaia di milioni richiede capitolati, prove di laboratorio, controlli in opera. Ebbene farò semplici domande aperte: sono state effettuate prove climatiche e cicli termici? Era prevista una soglia di sicurezza? È stata rispettata? La dichiarazione insinua un possibile errore di progettazione o di posa senza però assumersene la responsabilità? Attendo risposte.
“La risoluzione del problema è di per sé banale” – Se il problema è davvero banale, perché serve un intervento “approfondito”? Perché occorrono giorni di lavori e monitoraggi? Perché si parla di un lotto difettoso di materiale? La definizione banale non può apparire come un ipotetico tentativo di minimizzare la percezione del rischio.
“Si tratta di situazioni che in maniera simile erano già accadute in passato” – Se episodi analoghi erano già noti, perché non sono state adottate misure preventive definitive? Perché non è stata migliorata la qualità del materiale? Perché si è atteso un nuovo guasto per intervenire? Si evince che il problema è recidivo: quindi strutturale?
“…essendo il piazzale della stazione di nuova realizzazione e non ancora nel suo assetto definitivo volevamo essere certi delle procedure da mettere in atto” – Questa frase, personalmente, mi preoccupa e apre possibili scenari molto critici ovvero stiamo parlando di un’infrastruttura non ancora completata ma già in servizio al pubblico? Se, ipoteticamente, l’assetto definitivo non è stabilizzato, non andava previsto un collaudo più lungo, severo e cautelativo?
“I sistemi di sicurezza hanno funzionato” -Questa dichiarazione è potenzialmente positiva, ma funzionare dopo il danno non significa scongiurarlo.
“Stiamo analizzando i dati sul lotto di resina” -La responsabilità viene spostata su elementi tecnici specifici (il lotto), pertanto credo che sia necessaria un’indicazione su eventuali penali, un impegno a rendere pubblici i risultati e una timeline altrettanto pubblica e aggiornata.
Eventuali risposte dell’assessore Andrea Ragona o richieste di rettifica o dati forniti saranno pubblicati senza omissioni. Rimango in attesa, sperando che questo editoriale abbia stimolato una costruttiva e non accusatoria riflessione pubblica sul trasporto locale padovano.
La rete è un progetto di futuro. Non può restare un cantiere perenne.





























