di Gori Claudio (direttore@irog.it)
Una Giorgia Meloni determinata, pragmatica e rivendicativa quella che ha fatto il punto al termine del vertice NATO. La Presidente del Consiglio ha voluto chiarire subito una cosa: le nuove spese per la difesa non sono né un atto di sudditanza né un’imposizione esterna. “Sono scelte che servono a noi, alla nostra sicurezza, alla nostra sovranità”, ha ribadito, più volte nel corso della conferenza stampa.
Il primo tema affrontato è stato l’incremento della spesa militare: un obiettivo graduale, spalmato su dieci anni, con un aumento dell’1,5% in rapporto al PIL, in linea con impegni già presi dall’Italia nel 2014. Meloni ha però voluto sottolineare che gli investimenti saranno sostenibili: “Non toglieremo un solo euro alle altre priorità del governo – ha detto – le nostre scelte sono calibrate e compatibili con la tutela degli italiani.”
In un contesto internazionale segnato da guerre e tensioni, l’Italia – secondo Meloni – non può più permettersi ritardi negli investimenti strategici. Ma la premier chiarisce anche la destinazione di queste risorse: “Non solo carri armati o missili: la sicurezza oggi riguarda anche la difesa dei confini, la protezione delle infrastrutture critiche, l’intelligenza artificiale, la ricerca e l’innovazione tecnologica.”
Meloni ha citato più volte il conflitto in Ucraina come esempio di come la natura della guerra stia cambiando: “Oggi un drone da poche migliaia di euro può distruggere mezzi tecnologici che costano milioni. Anche un satellite può diventare più strategico di un carro armato. Per questo – ha aggiunto – non conta solo quanto spendiamo, ma soprattutto su cosa investiamo.”
Tra i dossier più cari a Roma c’è la sicurezza nel Mediterraneo. Meloni ha chiesto agli alleati maggiore attenzione al fianco sud della NATO, dove “la Russia cerca nuove proiezioni dopo la perdita della sua influenza navale in Siria” e dove – ha ammonito – “crescono minacce ibride e l’attività di attori ostili.” La premier ha sottolineato che l’Italia continuerà a portare questa priorità nei tavoli di discussione internazionali: “Le sfide del Baltico e quelle del Mediterraneo non sono paragonabili. Serve fiducia reciproca tra alleati e flessibilità nelle risposte.”
Il vertice ha ribadito il pieno sostegno all’Ucraina. Meloni ha parlato di un fronte compatto, anche in vista dell’incontro con il presidente Zelensky: “Il testo finale contiene un impegno chiaro e condiviso da tutti gli alleati: l’Ucraina non è sola.”
Ma la Presidente del Consiglio ha allargato lo sguardo anche ad altri fronti caldi: “Abbiamo salutato con soddisfazione il cessate il fuoco tra Israele e Iran. Ora serve lo stesso impegno per fermare le ostilità a Gaza e per aprire un negoziato concreto sull’Ucraina. Ne ho parlato con il Presidente Trump – ha aggiunto – e lo ribadirò anche negli altri incontri bilaterali.”
Un passaggio delicato riguarda il tema della difesa comune europea. Meloni è stata netta: “Parlare di un esercito europeo fuori dal perimetro NATO sarebbe una duplicazione costosa e inutile. L’Italia crede in una colonna europea della NATO, forte e autonoma, ma sempre integrata nel sistema di difesa atlantico.”
La premier ha anche chiarito di voler concentrare quanto più possibile gli investimenti in Italia: “La mia priorità è che la produzione resti nazionale. Dove non sarà possibile, valuteremo soluzioni a livello europeo, ma senza disperdere risorse verso l’estero.”
In conclusione, Meloni ha voluto ribadire la cifra politica di questa fase: “Non facciamo queste scelte per compiacere qualcuno. Le facciamo perché servono a noi. Per garantire autonomia, sicurezza, sovranità. E perché una nazione forte è la miglior garanzia anche per la stabilità dell’Europa.”
Un messaggio che mira a rassicurare gli italiani, ma anche a marcare la posizione dell’Italia all’interno dell’alleanza atlantica: presente, leale, ma sempre con la schiena dritta.





















