Editoriale di Gori Claudio
Nel giorno in cui Carlos Alcaraz solleva per la prima volta in carriera il trofeo degli Internazionali d’Italia, la storia non racconta soltanto la vittoria di uno straordinario talento spagnolo. Roma ha visto cadere Jannik Sinner in due set (6-7, 1-6), è vero, ma non ha smesso per un solo istante di applaudire il tennista che oggi, senza alcun dubbio, rappresenta l’erede naturale di Adriano Panatta nel cuore degli italiani e nel panorama mondiale.
Sono passati quasi cinquant’anni dalla finale di Panatta al Foro Italico, persa contro Bjorn Borg, un evento che ha segnato un’epoca e lasciato un’impronta profonda nello sport italiano. Oggi quell’eco sembra finalmente trovare una voce nuova, fresca, moderna: quella di un ragazzo altoatesino dal sorriso timido ma dal gioco esplosivo, cresciuto con la racchetta in mano e la testa ben salda sulle spalle.
Jannik Sinner non ha vinto questa finale, ma ha vinto molto di più nei mesi che l’hanno preceduta. È diventato numero uno del mondo. È diventato un esempio. È diventato l’uomo che ha riportato l’Italia al centro del tennis internazionale con classe, rigore e continuità. Un tennista che unisce la potenza nordica all’eleganza mediterranea, la disciplina teutonica alla creatività azzurra. Un simbolo generazionale, che – come Panatta allora – sta contribuendo a cambiare la percezione che gli italiani hanno di questo sport.
Il match di oggi ha mostrato un Alcaraz brillante, spietato, in gran forma, capace di colpire con una varietà di soluzioni da manuale. Ma è nel confronto tra i due che emerge ancora di più il valore di Sinner. Perché Jannik è sempre lì, a lottare tra i migliori. È un finalista costante, un protagonista assoluto. Perché per arrivare a giocarsi il titolo sotto il cielo di Roma, ha attraversato un torneo difficile con grinta e talento, superando dolori e pressioni, con la naturalezza dei fuoriclasse.
Erede di Panatta non significa solo somiglianza nel gesto tecnico o paragoni con le vittorie. Significa incarnare un ruolo culturale, sociale, simbolico. Panatta fu il tennista che rese popolare un gioco da “circolo esclusivo”; Sinner oggi è il ragazzo che porta il tennis in ogni scuola, che riempie le piazze e che unisce generazioni diverse. È l’uomo nuovo di un’Italia che crede nello sport come riscatto e come eccellenza.
Per tutto questo, anche in una giornata in cui a brillare è la stella iberica di Alcaraz, Roma applaude Sinner. E noi con lei. Perché nel cuore degli italiani, l’erede c’è. E il futuro è appena cominciato.





















