L’omaggio di Piantedosi a Livatino
Nel giorno del 35° anniversario del vile assassinio del giudice Rosario Livatino, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha voluto rendere omaggio a una delle figure più luminose della magistratura italiana.
“Livatino ha lasciato un segno indelebile nella magistratura italiana e nel contrasto alla criminalità organizzata. La sua vita, spesa al servizio della giustizia, resta ancora oggi una fonte inesauribile di ispirazione per tutti coloro che, rifiutando ogni forma di violenza e prevaricazione, si battono per la legalità”, ha dichiarato Piantedosi.
Chi era Rosario Livatino
- Nato a Canicattì (Agrigento) nel 1952.
- Magistrato noto come il giudice ragazzino.
- Ucciso il 21 settembre 1990 dalla Stidda, organizzazione mafiosa attiva in Sicilia.
- Beatificato dalla Chiesa cattolica nel 2021 come martire della giustizia e della fede.
La sua vita e la sua carriera sono state un simbolo di coraggio silenzioso, di fedeltà allo Stato e di integrità morale.

L’eredità di un magistrato coraggioso
La memoria di Livatino non è soltanto un ricordo, ma un punto fermo nella coscienza civile italiana.
- Ha incarnato l’idea di una giustizia indipendente e libera da compromessi.
- Ha dimostrato come sia possibile combattere la mafia senza clamore, ma con dedizione quotidiana.
- Il suo sacrificio rappresenta ancora oggi un monito per la politica e le istituzioni: non abbassare mai la guardia contro la criminalità organizzata.
Il valore attuale della sua testimonianza
In un contesto in cui le mafie cercano di reinventarsi e infiltrarsi nell’economia, il messaggio di Livatino resta di straordinaria attualità:
- Legalità come bene comune.
- Centralità della persona e della comunità.
- Impegno costante dello Stato nella prevenzione e repressione delle mafie.
Il ricordo di Rosario Livatino è un richiamo vivo a tutti: istituzioni, cittadini e nuove generazioni. Come ha ricordato Piantedosi, la sua eredità non si limita alla magistratura, ma si estende all’intera società italiana.
Un esempio di come la giustizia, quando è vissuta come servizio, diventi un patrimonio che nessun atto di violenza potrà mai cancellare.























