La giornata è iniziata con un’assemblea alla quale ha partecipato Loris Scarpa, ex segretario della Fiom padovana che per anni ha seguito proprio lo stabilimento del piovese dell’Ex Ilva, ora coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, che ha illustrato a lavoratori e lavoratrici la situazione in cui vertono tutti gli stabilimenti e quali sono le posizioni di governo da un lato e della Fiom dall’altro.
Alle 10, alla fine dell’assemblea, i lavoratori e le lavoratrici hanno raggiunto gli studenti dell’UDU, i delegati Fiom della provincia e alcuni sostenitori locali che li aspettavano fuori dai cancelli e insieme si sono diretti verso la Piovese, dove, sulla rete perimetrale dell’ex mangimificio Petrini, sono stati affissi due striscioni con scritto “DA TARANTO A LEGNARO L’ILVA NON SI CHIUDE” che rimarranno esposti sulla strada per alcune settimane.
Lo stabilimento ex Ilva di Legnaro è attualmente fermo, i 21 lavoratori all’oggi in forze sono in cassa integrazione o in formazione perché non c’è lavoro e le macchine sono spente visto che dagli stabilimenti più grandi non arriva materiale da più di un mese. Nello stabilimento padovano si rilavorano i coils che arrivano da Taranto, Genova e Novi Ligure e si fanno le ultime lavorazioni prima delle consegne ai clienti. Insieme ai colleghi e alle colleghe di tutta Italia, anche i dipendenti di Legnaro sono in mobilitazione per tenere accesa l’attenzione dell’opinione pubblica e del governo sulla vertenza ex Ilva e sul futuro della produzione siderurgica italiana.
Lo scopo ultimo delle mobilitazioni e delle proteste che in queste settimane stanno percorrendo tutta la penisola è quello di far ritirare il piano di chiusura presentato dal governo e riaprire così una discussione a Palazzo Chigi affinché si possa tornare a parlare del piano originario che era stato presentato a luglio scorso.
“Ormai sono 12 anni che siamo in cassa integrazione, però il picco massimo lo abbiamo raggiunto adesso con l’amministrazione attuale. Anche se siamo piccoli, noi siamo l’ultima tappa dei materiali prima che questi vengano consegnati agli acquirenti e il nostro ruolo
l’abbiamo sempre svolto con totale dedizione e professionalità. Nonostante tutto, in questo momento non vediamo prospettive per il futuro né impegni concreti per una risoluzione e per il riavvio della produzione.” Ha commentato stamattina Enrico Cappello, delegato storico dello stabilimento di Legnaro.
“Da 15 giorni i lavoratori e le lavoratrici dell’Ex Ilva si stanno mobilitando in tutti gli stabilimenti d’Italia per dire no al piano di chiusura voluto dal governo. Noi stiamo chiedendo da due anni che venga deciso l’intervento pubblico in questa realtà e che venga costituita una società partecipata pubblica che abbia veramente il compito del rilancio della produzione di acciaio per l’Italia. Anche alla luce dei due bandi di gara che ci sono stati e che sono andati pressoché deserti è chiaro che non c’è un interesse privato sull’acciaio e che sono uno strategico interesse collettivo e pubblico può rilanciare l’Ex Ilva con i dovuti investimenti e le necessarie conversioni. I lavoratori e le lavoratrici stanno chiedendo questo per poter avere finalmente una prospettiva di lavoro e un futuro.” ha dichiarato oggi Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, a margine dell’iniziativa “Occorre, nel tavolo che chiediamo con Palazzo Chigi, chiarire quali sono le prospettive industriali e presentare un piano di rilancio che sia attuabile, senza cadere nelle ipotesi di chiusura; il futuro dell’ex Ilva deve avere ben definiti sia gli obiettivi di sostenibilità ambientale che quelli di tenuta occupazionale, unendo le richieste dei lavoratori e delle istituzioni territoriali. Solo attraverso la partecipazione pubblica sarà possibile attuare la decarbonizzazione e, nel contempo, salvaguardare l’occupazione. Per la Fiom-Cgil la vertenza Ilva non è solo una questione locale e spezzettata nei vari territori in cui gli stabilimenti si trovano, ma un tema nazionale che riguarda la politica industriale del Paese e il futuro della siderurgia italiana.”
“L’iniziativa organizzata oggi si inserisce all’interno di una mobilitazione che coinvolge tutti gli stabilimenti per dare un messaggio univoco al governo e, in questo caso, anche alla regione Veneto. Sono 21 le lavoratrici e i lavoratori del sito di Legnaro a cui si aggiungono poi i lavoratori del sito di Marghera e che vivono da anni questa difficile vertenza senza che vengano mai trovate soluzioni a lungo termine. Inoltre, la crisi dell’industria inizia a farsi sentire e, nel nostro territorio, inizia a insidiare anche posti di lavoro nel nostro settore. Non possiamo che chiederci che cosa fa il governo rispetto alle scelte strategiche di politica industriale? Mentre a livello regionale vediamo in queste ore come nelle scelte in merito alla composizione della nuova giunta regionale c’è assolutamente una posizione di rilievo né attenzione né rispetto a quelle che sono le crisi industriali né in merito alla salvaguardia del tessuto industriale della nostra regione.” Ha dichiarato stamattina a Legnaro Michele Iandiorio, segretario generale della Fiom di Padova.






















