A cinquantuno anni dall’agguato, da parte delle Brigate Rosse, che aprì tragicamente la lunga stagione del terrorismo in Italia, Padova si ferma per ricordare Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, vittime innocenti dell’odio ideologico e della violenza politica. Una cerimonia sobria, ricorrente ma densa di significato, si è svolta questa mattina in Via Zabarella dove il 17 giugno 1974 i due militanti del Movimento Sociale Italiano furono assassinati dalle Brigate Rosse.
Nel cuore di una città che fu crocevia e teatro degli anni di piombo, la memoria di quei fatti si rinnova oggi con un messaggio di unità e responsabilità civile, per non dimenticare e per difendere, anche nelle differenze, i valori della convivenza democratica.
Il discorso dell’assessora alla pace Francesca Benciolini alla cerimonia di commemorazione, di seguito è riportato integralmente quale vicinanza anche delle istituzioni locali: “Saluto tutte le autorità presenti, i familiari di Giuseppe Mazzola e di Graziano Giralucci e i molti cittadini che questa mattina sono qui a cinquantuno anni di distanza, per ricordare il tragico assassinio di questi nostri due concittadini compiuto dalle Brigate Rosse.
Trovarci qui oggi non è semplicemente una cerimonia istituzionale in memoria di due vittime della violenza politica che ha insanguinato per tanti anni questo Paese. E’ l’opportunità di riflettere su cosa ha significato davvero questo duplice omicidio, e cosa significa ancora oggi a distanza di più di mezzo secolo. E per farlo dobbiamo partire dal dolore delle due famiglie. Oggi noi siamo qui per condividere il loro dolore.
Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci quel giorno furono strappati alle loro famiglie: Mazzola, carabiniere in pensione non tornò più dalla moglie e dai sui 4 figli, Giralucci appena trentenne non potè crescere insieme alla moglie la figlia che all’epoca aveva solo 3 anni. A questo drammatico dolore, che il tempo non può cancellare, è giusto ricordarlo, si aggiunse quello di vedere i propri cari considerati quasi vittime di serie B per la loro militanza politica.
E allora bisogna dire chiara una cosa: non ci sono vittime del terrorismo di serie A e di serie B ma solo vittime, e famiglie alle quali nessuna sentenza di condanna e nessuna ricostruzione storica di quegli avvenimenti restituiranno i loro cari. Però la memoria di questi fatti non può essere usata come arma contro gli altri. Non può essere utilizzata ancora per soffiare sul fuoco dell’odio dell’intolleranza. In politica non ci possono essere nemici, ma solo avversari e la politica che si basa sull’odio non porta da nessuna parte, genera solo violenza, lutti, e ingiustizia.
Ma c’è anche un’altra ragione di riflessione in questa commemorazione. Questo atto terroristico fu il primo omicidio compiuto dalle Brigate Rosse e diede il via alla stagione che ricordiamo come gli anni di piombo, una pericolosa ferita per la nostra democrazia. E’ quindi, purtroppo, il simbolo di un momento difficile attraversato dal nostro Paese, che dobbiamo conoscere e ricordare proprio per evitare che i germi della violenza e dell’intolleranza possano attecchire nuovamente. C’è oggi chi scambia la violenza verbale, per libertà di espressione, chi grazie alla giungla dei social promuove idee e azioni che nulla hanno a che vedere con la democrazia e la libertà. Dobbiamo abbassare i toni e recuperare la capacità di dialogo e ascolto. È un messaggio che vale per tutti e in particolare per i più giovani.
In questi giorni stiamo assistendo a un’escalation di guerre, che ci preoccupa e ci sconcerta. Ricordare qui oggi che la violenza non è la soluzione dei problemi, ma anzi l’ammissione dell’incapacità di trovarla la soluzione, non è fuori luogo. Perché la scelta di abbracciare il dialogo e il confronto, anziché lo scontro, riguarda tutti noi singoli cittadini e non solo politici e governanti.
Abbiamo il diritto e il dovere di far sentire il nostro pensiero, e oggi qui io sono certa che tutti, proprio per rendere il giusto omaggio a Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, siamo schierati per il dialogo, per il rispetto, per la pace nel senso più ampio e laico di questa parola troppo spesso dimenticata.
Grazie per essere qui oggi e un abbraccio ai familiari di Graziano e Giuseppe.”
Ad alcuni esponenti di Fratelli d’Italia di Padova, presenti alla commemorazione, sembra non abbiano gradito l’intervento dell’assessora Benciolini nella sua interezza oltre il fatto che non indossasse la fascia tricolore. La replica ha chiarito che il Comune si attiene ad una circolare prefettizia secondo cui gli assessori non possano calzare la fascia tricolore.
























