“Oggi 10 novembre come Rete degli Studenti Medi del Veneto e Unione degli Universitari di Padova, Verona e Venezia abbiamo deciso di fare un’azione di lancio della giornata di mobilitazione che sarà il 14 novembre e ci vedrà impegnati nelle piazze di tutto il Veneto in occasione della giornata dello studente.” Dichiara Viola Carollo, coordinatrice regionale della Rete degli Studenti Medi del Veneto.
Prosegue: “Abbiamo deciso di porre l’attenzione sulla sproporzione degli investimenti del governo Meloni tra la difesa e l’istruzione, dato che nell’ultima legge di bilancio si vogliono andare ad aumentare i fondi per armi e difesa, che equivale e finanziare guerre e genocidi, mentre dall’altra parte si taglia sull’istruzione nonostante l’Italia sia già tra gli ultimi paesi in Europa per investimenti in scuola e università.
Vogliamo denunciare un governo che investe in armamenti mentre le scuole ci cadono addosso, un governo che finanzia guerre mentre il caro scuola aumenta, un governo che vuole investire il 5% del PIL in difesa continuando a tagliare sul nostro futuro.
964.000.000.000€: questo è il piano di investimento in armamenti per arrivare al 5% del PIL in spese militari entro i prossimi 10 anni. Una cifra folle visto lo stato dell’istruzione nel nostro paese e visto quanta necessità ci sarebbe di investire nella nostra istruzione.”
Conclude Carollo, che rilancia alle prossime elezioni regionali: “In vista delle elezioni regionali di questo mese chiediamo che questi temi siano affrontati anche dai candidati e che le nostre rivendicazioni di piazza possano essere anche le priorità di chi guiderà questa regione”.
“Ogni giorno nelle nostre università il diritto allo studio viene sistematicamente eroso da un Ministero che sceglie di tagliare sull’istruzione invece di investire. La Ministra Bernini continua a raccontare una realtà che non esiste mentre migliaia di studenti faticano ad arrivare a fine mese, schiacciati da affitti insostenibili, borse di studio insufficienti e servizi che peggiorano anno dopo anno.
Allo stesso tempo, il Governo prosegue nel suo progetto di svuotare l’università pubblica, spingendola verso un modello elitario, dove solo chi può permetterselo ha davvero accesso allo studio e alle opportunità – dichiara Angelica Morresi, Coordinatrice dell’UDU Venezia – Noi crediamo in un’università che garantisca diritti, sostenga il percorso di chi studia e investa nella qualità della vita studentesca, non nei tagli.”
“Mentre il governo continua a destinare risorse immense alla militarizzazione, scuole e università vengono sistematicamente definanziate. Quegli stessi investimenti che dovrebbero garantire il diritto allo studio vengono invece utilizzati per alimentare conflitti internazionali, tra cui il genocidio in corso in Palestina: l’Italia è oggi infatti il terzo fornitore di armi a Israele.
La comunità accademica e studentesca, che in questi mesi ha saputo mobilitarsi con coraggio e lucidità, continua a rivendicare spazi di libertà e giustizia, opponendosi alla repressione che colpisce chi manifesta e si schiera contro la guerra. Gli atenei devono restare luoghi di pensiero critico e non di controllo o intimidazione. In questo contesto preoccupa fortemente il disegno di legge che prevede la presenza di un rappresentante del Ministero all’interno dei Consigli di Amministrazione di ogni università: una misura che mina l’autonomia degli atenei e apre la strada a un’ingerenza politica diretta nella vita accademica” – dichiara Greta Leonardi dell’UDU Verona.
Per Udu Padova, si esprime il coordinatore Marco Nimis: “Come ogni anno, ci prendiamo questo giorno e portiamo le rivendicazioni di una generazione sempre troppo poco ascoltata e che paga sulla propria pelle il costo di vent’anni di tagli all’istruzione. Ci immaginiamo un futuro diverso per il nostro paese: un paese che non lasci indietro chi è più in difficoltà, che creda e investa nel proprio futuro, che abbandoni la retorica che romanticizza l’italianità invece di pensare ai bisogni delle famiglie, un paese che tuteli veramente l’ambiente, un paese senza discriminazioni.






















