Una mobilitazione per difendere la sanità pubblica in Veneto
La rete civica della provincia di Padova scende in campo per la difesa della sanità pubblica, con una campagna itinerante che toccherà i principali presidi sanitari e ospedalieri del territorio.
L’obiettivo è chiaro: ascoltare cittadini e operatori sanitari, raccogliere testimonianze e denunciare una situazione sempre più difficile per la sanità veneta.
“In questi trent’anni di governo delle destre, e in particolare negli ultimi quindici a marchio Zaia, abbiamo visto diminuire medici e infermieri, chiudere ospedali e Pronto Soccorso, allungarsi le liste d’attesa. Tutto a vantaggio della sanità privata e delle assicurazioni”, dichiarano i rappresentanti della lista Alleanza Verdi e Sinistra – Reti Civiche della provincia di Padova.
Dal territorio la voce dei cittadini e dei professionisti
La campagna, presentata oggi in conferenza stampa, prevede una presenza quotidiana dei candidati e degli attivisti davanti ai presidi sanitari.
Si parte dal Distretto di via Scrovegni, con Gianmaria Gioga ed Elena Ostanel, per poi toccare l’Ospedale ai Colli, il Distretto di via Temanza, Schiavonia e tutti i principali punti di riferimento della sanità padovana.
“Vogliamo parlare con i cittadini, ascoltare le loro esperienze e spiegare che se oggi si aspettano mesi per una visita o si rinuncia a curarsi, le responsabilità sono chiare e stanno in capo a chi ha governato questa Regione negli ultimi anni”, sottolineano gli esponenti della lista.
Ostanel: “28.000 padovani senza medico di base, servono scelte coraggiose”
Tra i dati più preoccupanti emerge la carenza di medici di base.
“Dal 2018 al 2021 oltre 600 candidati hanno richiesto le borse di studio per medicina generale, ma la Regione ne ha finanziate solo 126. Oggi 28.000 cittadini padovani sono senza medico di base e a fine anno potrebbero superare i 30.000”, denuncia Elena Ostanel, consigliera regionale del movimento civico Il Veneto che Vogliamo.
La stessa Ostanel ha richiamato l’attenzione anche sulla salute mentale dei giovani: “Abbiamo 148.000 minori con diagnosi psichiatriche, ma solo un terzo viene seguito dai servizi. Questi numeri raccontano storie di vita reale: la Regione deve prenderle in carico”.
Gioga: “No al colpo di spugna sull’integrazione sociosanitaria”
Gianmaria Gioga, già direttore di diversi distretti dell’ULSS Euganea, lancia l’allarme sulla nascita degli ATS (Ambiti Territoriali Sociali), che potrebbero segnare la fine dell’integrazione sociosanitaria:
“Si rischia di togliere alle Ulss competenze fondamentali come la tutela dei minori o la gestione della disabilità. È un passo indietro di quarant’anni nella storia del welfare veneto”.
Martinez e Basso: “Il personale sanitario è il cuore del sistema”
“La sanità veneta è eccellente grazie a medici e infermieri, non certo alla gestione politica. Bisogna pagarli per gli straordinari e rafforzare gli organici ospedalieri”, afferma Maria Elena Martinez, anestesista e rianimatrice.
“Quando ho iniziato a lavorare nel 1975, avevamo una sanità d’eccellenza. Oggi si è persa per piccoli passi: chiusure di consultori, reparti, ospedali. Serve una sanità della prevenzione, non solo della cura”, aggiunge Lucia Basso, dipendente pubblica e sindacalista.
Un appello per riportare la sanità pubblica al centro della politica regionale
I promotori concludono con un messaggio unitario: “La sanità rappresenta l’80% del bilancio regionale, ma non è più al centro delle politiche del Veneto. La nostra battaglia è per restituire dignità al servizio pubblico, difendere il diritto universale alle cure e tutelare chi ogni giorno garantisce questo diritto: i professionisti della salute”.






















