“Non possiamo più ignorare il lato oscuro del Made in Italy”. Con queste parole Sandro Ruotolo, giornalista e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico, interviene su quanto emerso dall’inchiesta della Procura di Milano che scuote uno dei settori simbolo dell’economia e dell’identità nazionale: l’Alta moda.
Nel mirino degli inquirenti, il sistema produttivo che si cela dietro le giacche firmate Loro Piana, vendute tra i 1.000 e i 3.000 euro, ma realizzate a costi irrisori — appena 100 euro a capo — in laboratori spesso privi di sicurezza e legalità. Secondo l’indagine, la catena di subappalti porta da una prestigiosa casa di moda controllata dal colosso francese LVMH, fino a laboratori cinesi attivi in condizioni che la magistratura ha definito “degradanti e pericolose”.
Ruotolo non usa mezzi termini: “L’inchiesta rompe un tabù. Lo sfruttamento del lavoro non riguarda più solo i campi e i cantieri. Ora tocca anche il cuore della moda di lusso italiana, simbolo internazionale di eccellenza”.
Una filiera opaca, dove il lavoro viene affidato in subappalto a ditte italiane che a loro volta delegano la produzione a micro-imprese, talvolta inesistenti, che operano fuori da ogni regola: sette giorni su sette, senza contratti, senza tutele, senza controlli.
Per Ruotolo è arrivato il momento di reagire: “È una questione etica, sociale e politica. Serve un impegno concreto contro l’evasione fiscale, controlli più rigorosi e una filiera trasparente che non si regga sullo sfruttamento”.
Il caso Loro Piana – LVMH rappresenta per molti un campanello d’allarme su scala nazionale. Se neanche il lusso è immune dallo sfruttamento, cosa accade nei settori meno visibili?
“L’eccellenza ha il suo lato oscuro – conclude Ruotolo – e non possiamo più far finta di nulla”.






















