“Basta atto dovuto!”: è questo il grido lanciato da Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), nel servizio andato in onda ieri al TG1. Paoloni ha denunciato la pratica giudiziaria che colpisce spesso agenti costretti a dare spiegazioni o addirittura processati per aver fatto semplicemente il loro dovere.
“È inconcepibile che per avere fatto il nostro dovere veniamo indagati e finiamo sotto processo” – ha dichiarato il leader del SAP in un’intervista televisiva, sottolineando come la condotta ispettiva e giudiziaria verso le forze dell’ordine rischi di scoraggiare l’esercizio dell’autorità e della tutela. Il tema ha ottenuto un importante sostegno politico: secondo Paoloni, anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha definito la proposta del SAP “ragionevole e condivisibile”, conferendo un valore istituzionale alla causa.
Secondo i dati raccolti dal SAP, il fenomeno dell’“atto dovuto” si presenta sempre più spesso: a fronte di ogni intervento, anche legittimo, scattano indagini giudiziarie. Le conseguenze sono evidenti: gli agenti si trovano sotto pressione, rischiando reputazione e carriera, mentre l’azione di polizia rischia di indebolirsi.
Il supporto di Ignazio La Russa rappresenta un’apertura significativa. La Russa in un suo post di ieri: “Trovo ragionevoli e condivisibili le parole del segretario generale del SAP Stefano Paoloni che auspica siano riviste le norme di procedura penale per i casi in cui servitori dello Stato, a sprezzo del pericolo e della loro stessa vita, intervengono con l’uso legittimo delle armi per assicurare alla giustizia pericolosi banditi. In sostanza, Paoloni chiede che prima della emissione di un avviso di garanzia automatico, si proceda rapidamente ad accertamenti di garanzia che possano consentire agli inquirenti di escludere ogni necessità, sinanche lo stesso avviso che benché posto a garanzia del destinatario, produce comunque seri danni al servitore dello Stato che abbia operato in maniera doverosa e cristallina come gli stessi agenti intervenuti contro gli assassini del brigadiere Legrottaglie.”
La convergenza tra il SAP e una figura istituzionale di primo piano potrebbe favorire l’avvio di un progetto di legge dedicato a tutelare gli operatori delle forze dell’ordine da iniziative penali sproporzionate rispetto ai loro interventi.
In un Paese dove la sicurezza è sempre più al centro del dibattito pubblico, tutelare chi la garantisce diventa una questione non solo sindacale, ma di interesse collettivo. L’appello di Stefano Paoloni non è solo un monito interno alla polizia, ma uno spunto istituzionale: c’è bisogno di riassetto tra diritto di controllo e diritto-dovere di intervento.






















