All’Arcella si è intensificato il dibattito attorno alla cosiddetta “zona ad alto impatto”, con due eventi significativi che, nel fine settimana appena trascorso, hanno evidenziato una crescente polarizzazione tra forze politiche, amministratori, residenti e commercianti.
Sabato mattina – dichiara Luigi Tarzia, Capogruppo Gruppo Misto Comune Padova – si è svolto un presidio a favore dell’ordinanza in Galleria San Carlo; domenica sera, invece, una cena di protesta che ha visto la partecipazione di diversi amministratori comunali. Durante quest’ultima, è stato esposto uno striscione critico nei confronti della “zona rossa”, successivamente deturpato da una scritta offensiva rivolta al prefetto e al questore.
Il problema sta proprio nell’aver sottovalutato da parte di alcuni amministratori di partecipare ad una cena con gran parte della sinistra radicale che – prosegue Tarzia – non ha mai applaudito il lavoro delle forze dell’ordine, ora dopo le magliette, i selfi e i sorrisetti solo alcuni si dicono solidali con questore e prefetto. La mia solidarietà a prefetto e questore che agiscono sempre con scienza e coscienza, assumendosi sempre la responsabilità delle decisioni assunte. Un gesto grave, che ha inevitabilmente alimentato nuove polemiche e sollevato preoccupazioni circa la strumentalizzazione politica di un’iniziativa nata, a detta degli organizzatori, come momento conviviale tra residenti.
Le immagini della serata, pare riprese anche da un drone, sono ora all’attenzione della digos e potrebbero contribuire a individuare il responsabile dell’atto. Nel frattempo, però, il clima che si respira nel quartiere si fa sempre più teso, con il rischio concreto di inasprire ulteriormente le fratture sociali in una zona da tempo sotto pressione. L’ordinanza prefettizia, valida per quattro mesi, è stata presentata come misura temporanea per rafforzare la sicurezza urbana e contrastare fenomeni di microcriminalità e spaccio. I suoi sostenitori sottolineano come non preveda alcuna limitazione alla libertà di movimento, ma solo un’intensificazione dei controlli ed e’ fondata su un’analisi dei diversi rischi urbani segnalati dai residenti ed analizzati dalla Questura.
D’altra parte, i critici la giudicano una misura sproporzionata, simbolicamente pesante e potenzialmente stigmatizzante per l’intero quartiere. Le divisioni si sono ulteriormente acuite a causa di una comunicazione istituzionale percepita come politicizzata e poco equilibrata, contribuendo a radicalizzare il dibattito.
È utile ricordare, in questo contesto, che in passato sono stati adottati provvedimenti anche più restrittivi, come l’ordinanza “anti-lucciole” promossa da una giunta di centrosinistra. Quella misura prevedeva il divieto di accesso in alcune zone dell’Arcella dalle 22 alle 5, con sanzioni pesanti per i trasgressori. Inizialmente sperimentata nell’area del Pescarotto alla Stanga, fu poi estesa proprio all’Arcella, alla luce dei risultati ottenuti. Eppure, allora, non si assistette a un simile clamore mediatico o politico.
Oggi, il contesto è mutato. La “zona ad alto impatto” è diventata terreno di scontro, più che occasione di confronto. E nel frattempo, anche i segnali che arrivano dal palazzo comunale non appaiono rassicuranti: si parla insistentemente di “rimpasti” in Giunta in vista delle elezioni regionali, di nuove ambizioni personali e di riposizionamenti politici, persino tra chi è appena entrato in Consiglio comunale ed e’ ancora in fase di rodaggio!
Forse è il momento di guardare più in profondità. Serve una riflessione seria anche sulle dinamiche interne allo staff del sindaco. Gli errori strategici si stanno accumulando, e alcune recenti abbandoni di figure amministrative apicali pesano sulla credibilità e sulla capacità di guida dell’intera amministrazione. Un “rimpasto” anche nelle collaborazioni potrebbe aiutare a ritrovare lucidità, visione e coerenza d’azione.
Con l’avvicinarsi del 2 giugno, Festa della Repubblica, appare quanto mai urgente un appello alla responsabilità. La vera emergenza, oggi, non è l’ordinanza, ma il clima di conflitto istituzionale che rischia di compromettere la coesione sociale, l’asset della sicurezza pubblica e urbana e l’immagine stessa della città.
Negli ultimi anni, l’amministrazione Giordani ha sempre indicato la “pace sociale” tra le istituzioni come valore fondante del proprio operato. Oggi, però, registriamo con crescente inquietudine un deterioramento dei rapporti, un conflitto latente che si riflette anche nelle relazioni con importanti realtà cittadine, come nel recente caso della festa del Calcio Padova. Inoltre si ha la sensazione che non si sappia saputo svolgere con autorevolezza in questi mesi il proprio ruolo comunale all’interno del tavolo della prefettura, dove si sarebbero potuto portare anche misure alternative maturate anche attraverso un processo di mediazione con le forze politiche presenti in consiglio comunale.
Sarebbe servito un dibattito vero e trasparente, anche conflittuale, che è invece mancato. Sono le fatiche che impone la politica a cui non bisognerebbe mai sottrarsi. Preoccupa, infine, la sensazione – sempre più diffusa – che la partecipazione a determinati eventi politici sia funzionale a ottenere, in cambio, un tacito via libero politico su operazioni che, in altri contesti ed ere politiche anche recenti non avrebbero mai trovato l’approvazione della gran parte dei “commensali!”
Questo clima avvelena il dibattito, mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e apre una pericolosa frattura tra politica e le istituzioni del suo territorio. Serve un’inversione di rotta. Padova ha bisogno di buon senso, non di scontri sterili. Servono dialogo tra le istituzioni, rispetto dei ruoli, collaborazione – anche tra voci critiche – e una buona amministrazione che rimetta al centro i bisogni reali dei cittadini, lasciando da parte le strumentalizzazioni.
Al 2 giugno – Festa della Repubblica – mancano davvero pochi giorni sig. Sindaco Sergio Giordani per riallineare la collaborazione interistituzionale che – conclude Luigi Tarzia – ha sempre garantito alla Città sicurezza pubblica e urbana e fiducia ai padovani.






















