Intervista di Gori Claudio (direttore@irog.it)
Montegrotto Terme, cuore pulsante del termalismo veneto, è un luogo che racconta radici, vocazione e identità. È qui che Elisabetta Baldi, capogruppo di opposizione e da anni protagonista della vita civica, ha deciso di rilanciare la sua sfida politica: portare la voce del territorio nel Consiglio Regionale del Veneto.
Candidata con Fratelli d’Italia, Baldi parla con tono fermo ma appassionato, di una politica “fatta di ascolto, concretezza e servizio”.
Baldi, partiamo dal principio. Cosa l’ha spinta a questa candidatura regionale?
È una scelta che nasce da una lunga esperienza sul campo. Montegrotto è la mia casa, il luogo dove sono cresciuta e dove ho scelto di impegnarmi per la comunità.
Ho iniziato con l’associazionismo, poi come capogruppo di maggioranza con delega al turismo, candidata sindaco e oggi come capogruppo dell’opposizione.
Questa candidatura è il passo naturale di un percorso di servizio. Non un salto di carriera, ma un modo per dare voce a un territorio che troppo spesso è rimasto ai margini delle decisioni regionali.
Noi non chiediamo privilegi, chiediamo rappresentanza.
Il termalismo è il cuore della sua proposta politica. Perché?
Perché rappresenta tutto ciò che siamo. Il termalismo non è solo turismo o benessere, ma un sistema complesso che intreccia salute pubblica, economia e identità territoriale. Le Terme Euganee sono tra i bacini termali più importanti d’Europa, ma da anni vivono in una situazione di sottovalutazione istituzionale.
Le risorse del Veneto sono insufficienti, dobbiamo investite in maggiore promozione del Termalismo. È inaccettabile per un polo che dà lavoro, accoglie centinaia di migliaia di visitatori e rappresenta un patrimonio naturale unico.
Serve un piano regionale per il rilancio del termalismo, che lo riconosca come risorsa strategica per tre motivi:
- La salute pubblica: integrare le cure termali nei percorsi sanitari regionali, in sinergia con l’ULSS, per la prevenzione e la riabilitazione.
- Il turismo del benessere: promuovere una destinazione integrata con cultura, sport, enogastronomia e natura.
- L’innovazione e la ricerca: sostenere studi scientifici sulle acque termali e formare personale sanitario specializzato.
Le terme non sono un ricordo del passato, ma un pilastro del Veneto del futuro.
Uno dei temi che tocca spesso è quello della mobilità. Quali sono le priorità?
Il turismo ha bisogno di infrastrutture efficienti. Non possiamo attrarre visitatori se arrivare alle Terme è un percorso a ostacoli.
Serve una metropolitana leggera di superficie, penso a quelle di Bologna o Milano, che colleghi in modo stabile e veloce le Terme, Venezia e l’aeroporto. Oggi i turisti devono verificare ogni volta se il bus parte o meno: non è accettabile. Il servizio “Colli Euganei Link”, testato in bassa stagione, ne è l’esempio: le prove si fanno quando le città sono vive, non quando sono vuote.
Busitalia e Trenitalia devono fare la loro parte. Tagliare corse nei periodi festivi significa bloccare l’economia turistica. E serve una card turistica digitale che integri trasporti, musei, terme e natura in un’unica offerta moderna e intelligente.
Passiamo alla sanità, un tema delicato per tutto il Veneto. Quali sono le sue proposte?
La pandemia ci ha insegnato che la sanità pubblica è il primo pilastro di una società giusta.
Il mio impegno sarà per difendere la sanità di prossimità, quella che arriva alle persone, anche nei piccoli centri.
Bisogna potenziare i Punti di Primo Intervento e rendere operative le Case di Comunità previste dal PNRR, con medici di base, pediatri, psicologi e infermieri.
Serve un piano per ridurre le liste d’attesa, migliorare la gestione delle agende sanitarie e valorizzare il lavoro di medici e infermieri.
E poi c’è la telemedicina: va resa accessibile e semplice, soprattutto per gli anziani.
Immagino un sistema dove il medico può monitorare da remoto, prescrivere terapie e inviare referti, ma con un approccio umano, non burocratico. La sanità deve essere un diritto, non una corsa a ostacoli.
Parla spesso di famiglie e di anziani. Cosa manca oggi nel welfare veneto?
Manca aderenza alla realtà. Le famiglie di oggi non sono più quelle di vent’anni fa.
Ci sono genitori che lavorano tutto il giorno, figli che si prendono cura dei genitori anziani, nonni che sostengono economicamente figli e nipoti.
A queste persone servono risposte vere:
- Sostegno strutturale ai caregiver, con contributi costanti e sgravi fiscali.
- Asili nido pubblici potenziati, che rispettino i tempi reali della vita familiare.
- Politiche per la natalità, con congedi dignitosi e bonus non simbolici.
- Progetti per anziani attivi, con spazi di socialità e servizi sanitari domiciliari.
Una comunità forte non abbandona: si prende cura.
Ecco perché sogno un welfare “vicino alla vita vera”, costruito sulle persone, non sulle carte.
Lei parla spesso di legalità, merito e fiducia. È un richiamo alla buona politica?
Assolutamente sì. Credo che la politica debba tornare a essere servizio, non gestione del potere.
Chi amministra deve servire lo Stato, non servirsene. In questi anni ho dimostrato di esserci sempre, anche quando era scomodo.
Non ho mai fatto promesse irrealizzabili, ma ho difeso ciò in cui credo. E se gli elettori mi daranno fiducia, continuerò a farlo in Regione, per dare voce a chi lavora, a chi crede nel proprio territorio e a chi non si è arreso.
Montegrotto ha sofferto per anni di personalismi e mancanza di visione. Ora è il momento di ripartire, insieme. Perché questa terra merita di tornare a volare alto.






















