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PRANDINA: SALVINI, ATTIVISTI E CENTRI SOCIALI: POLI OPPOSTI NON SI ATTRAGGONO

7 Novembre 2015
in Cronaca, Padova, Politica

Il tema profughi e accoglienza, povertà italiana e destinazione fondi economici per Hub nel cuore della città di Padova ha scatenato oggi un “movimento di movimenti” che traspira da qualsiasi cantone. La caserma Prandina è da tempo sotto i riflettori mediatici anche nazionali: destinata a parcheggio per raggiungere a piedi il centro storico di Padova, a pochi metri di distanza, è utilizzata ancora oggi dalla Prefettura per ospitare i profughi (o clandestini, come definiti da altri). Non rispettati ultimatum e scadenze concordate con la Prefettura per il rilascio della Prandina e destinarla ad uso di parcheggio cittadino, oggi la caserma è stata oggetto di presidio da parte di attivisti di sinistra e del Cso Pedro di Padova per ostacolare l’eventuale arrivo o accesso di Matteo Salvini (Segretario Federale Lega Nord).

La caserma Prandina di Padova è stata presidiata da forze dell’ordine: una ventina di simpatizzanti del Cso Pedro, al loro fianco, esibivano uno striscione “Mai con Bitonci!! Mai con Salvini!! La nostra Europa non ha confini”, mentre nella vicina rotonda di Corso Milano altri attivisti, anche di collettivi differenti, urlavano al microfono il dissenso per la presenza in città del segretario del carroccio; altri distribuivano volantini ai cittadini, negandone uno a noi poiché giornalisti.

Abbiamo intervistato durante il presidio, al cancello di entrata della caserma Prandina, Fabio Mengali quale  portavoce del Cso Pedro.

Sig. Mengali, è prevista la possibilità dell’arrivo di Matteo Salvini, Segretario Federale Lega Nord, alla Prandina. Perché siete qui?
Questo è un presidio mobile, poiché siamo dislocati in tre punti differenti: tutti punti di accesso alla strada che porta all’entrata della caserma Prandina. Il presidio è stato convocato dalle realtà antirazziste di Padova: il Pedro, Bios Lab e il sindacato Adl Cobas. Abbiamo deciso di convocare questo presidio mobile sotto il nome “Mai con Salvini, mai con Bitonci” perché vogliamo rispondere alla provocazione della sua venuta in città: suona come il momento introduttivo al suo inizio di campagna elettorale, l’8 novembre a Bologna e dove ha convocato una manifestazione nazionale; vogliamo rispondere con forza a questa provocazione, impedendogli di arrivare qui, alla caserma Prandina dove tutt’ora sono ospitate oltre 200 persone e richiedenti asilo. Non lo facciamo perché siamo d’accordo con la gestione della Prandina, che comunque rappresenta un ghetto senza alcun inserimento di migranti nel tessuto sociale e civile della città. Non possiamo accettare che Salvini si presenti qui: secondo noi vuole alimentare un clima d’odio, di intolleranza e razzismo nei confronti dei migranti. Nonostante la politica di intolleranza anche di Bitonci, Padova ha risposto già in precedenza con la manifestazione di maggio scorso che ha sfidato il corteo dei commercianti, convocato da Bitonci: ha vinto sul piano numerico, ma Padova ha dimostrato che esistono realtà del mutualismo e della solidarietà che sono molto più forti. A Salvini vogliamo dire che ovunque lui vada e ovunque voglia portare un messaggio di guerra tra poveri, intolleranza e razzismo, noi lo impediremo.

Molti propongono una ricetta per la soluzione del problema profughi o della destinazione d’uso della Prandina, voi del Cso Pedro quali soluzioni o proposte avanzate?
Qui è il nocciolo politico. Salvini è venuto a Padova poiché Bitonci voleva mostrare un segno di forza contro la Prefettura, con la quale ha in corso uno scontro proprio sulla questione della Prandina quale Hub cittadino. Vogliamo fare capire che il sistema, per poter fare fronte alla migrazione epocale dal Medio Oriente e dal Nord Africa per motivi di guerra o di miseria e crisi climatica, deve essere quello della micro accoglienza. Per noi micro accoglienza significa non stipare centinaia di persone in un unico luogo, creando un ghetto e impedendo loro di avere qualsiasi tipo di contatto esterno con la città. Abbiamo assistito ad ordinanze anti-profughi che chiudono l’accesso a parchi pubblici in città, dove non si può accedere se non si accompagna un minore; abbiamo assistito ad una azione di pulizia del centro storico vietando l’accesso ai mendicanti; insomma, tutto ciò che sta facendo Bitonci va in direzione contraria: il sistema di micro accoglienza permetterebbe, invece, di includere un nucleo non corposo all’interno di appartamenti o case pubbliche o adeguate; dovrebbe essere previsto anche un sistema di servizi e rete di strutture efficaci:  per esempio, scuole di italiano, percorsi di inserimento lavorativo o professionale. Tutto ciò, oggi, è praticato da realtà sociali come il Cso Pedro con la sua scuola di italiano. La micro accoglienza, poi, dovrebbe essere gestita da cooperative virtuose e non associabili a meccanismi di Mafia Capitale; devono essere cooperative, come quelle di Don Luca Favarin, in grado di prendere in affitto appartamenti e facendo in modo che un numero adeguato di persone possa avere un tetto: ciò, qualche mese fa, ha scatenato le ire di Bitonci.

Lei, personalmente, cosa pensa della eventuale possibilità, per una qualsiasi Prefettura, di potere affidare l’accoglienza a cooperative senza bando di gara o maggiori verifiche e informazioni sull’adeguatezza della stessa cooperativa prescelta? Esiste la probabilità che per alcune cooperative si trasformi l’accoglienza in puro business?
E’ una questione molto seria, soprattutto dopo lo scandalo di Mafia Capitale a Roma; sicuramente un nodo che va affrontato. Ovvio che se fossero disponibili risorse pubbliche, anche della città, per farsi carico dell’accoglienza e dei servizi da destinare ai rifugiati richiedenti asilo, sarebbe ottima cosa. Ma ciò non è possibile perché i Comuni perseguono una politica di pareggio di bilancio; non è possibile, sia per volontà dei sindaci sia per costrizioni sovra-locali. Per avere una gestione virtuosa è necessaria la trasparenza, per avere trasparenza è necessario un bando pubblico e la disponibilità di accesso al bilancio della cooperativa interessata, oltre rendere noti gli accordi dei servizi per i quali sono incaricati. Il pericolo è che per negare il business dell’accoglienza si arrivi a negarla. Domani mattina, a Padova, ci sarà un convegno organizzato presso l’università per analizzare scientificamente la migrazione; il pomeriggio altre realtà quali i centri sociali, associazioni del cattolicesimo di base e cooperative sociali si incontreranno in Palazzo Moroni per trattare la stesura di una Carta dell’Accoglienza Degna: si creerà un primo coordinamento che firmerà una sorta di accordo con il quale si valuterà il tipo di accoglienza da praticare.

Domenica 8 novembre, Cso Pedro sarà presente, in qualche modo, alla manifestazione di Bologna?
No, non saremo a Bologna perché le prossime giornate ci vedranno impegnati, in prima istanza, per costruire l’accoglienza nei nostri territori; preferiamo dare una risposta territoriale.

Matteo Salvini si è recato anche presso la Prefettura di Padova, dove un folto gruppo di cittadini simpatizzanti e esponenti della Lega Nord lo hanno ricevuto. Il Segretario Federale ha rilasciato interviste a giornalisti ed emittenti televisive, seduto in terra e mostrando un cartello: “Prandina parcheggio! No tendopoli”; mostrati striscioni per esprimere il proprio pensiero: “35€ agli esodati e ai pensionati”, “Anche ai padovani i soldi dei profughi”, e ancora “Prefetto Impresa dimettiti”.

Salvini e Bitonci hanno espresso alcune loro opinioni: “Basta, sono stufo di vedere, voglio cambiare – dichiara Salvini durante il sit-in in Piazza Antenore – Voglio mandare a casa questi Prefetti assolutamente inutili e il Governo che trova 2000 euro al giorno per 60 presunti immigrati in provincia di Padova, ma non trova gli stessi soldi per superare la legge Fornero: ne ho le palle piene […] quando torneremo al Governo, l’impegno è che i Prefetti cambino mestiere…”.

Acclamazioni della folla, cittadini in fila per una foto con il Segretario Federale della Lega e un significativo schieramento di forze di polizia per evitare tumulti o scontri che, fortunatamente, non sono avvenuti. “Più che alla micro accoglienza nei monolocali dei padovani – conclude Salvini – penserei alla macro accoglienza negli attici da 300 metri quadri, che pare ci siano in Vaticano”.

Il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, è salito in Prefettura per chiedere le dimissioni del Prefetto Patrizia Impresa, mentre Salvini è rimasto ad attendere fuori dal palazzo, seduto in terra, affermando di non riconoscerne l’autorità. “Continueremo a manifestare sia come amministrazione comunale – interviene Massimo Bitonci – sia come politici […] perchè pensiamo che questa sia una soluzione vergognosa e imbarazzante […] questa è una invasione e non c’è nulla da fare; bisogna solo lavorare per farli restare a casa loro…”.

Bitonci, nel suo profilo social, conclude “Ringrazio le donne e gli uomini della Questura di ‪Padova e tutte le Forze dell’ordine impegnate oggi, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, per consentire lo svolgimento di una manifestazione democratica. Allo stato attuale non si registrano scontri e, nonostante pochi violenti volessero mettere nel panico l’intera città, la giornata si è conclusa senza particolari disagi per i padovani. Noi siamo abituati a manifestare ed esprimere le nostre idee e il nostro dissenso senza nuocere a nessuno. Qualcuno, a sinistra, deve ancora imparare a farlo“.





Tags: accoglienzabitoncisalvinisicurezza
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