Il blitz della Guardia di Finanza a Imola
I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Bologna, su segnalazione della Polizia Locale del Nuovo Circondario Imolese, hanno scoperto un’estetista abusiva completamente sconosciuta al fisco, operante in un garage trasformato in studio professionale. L’immobile era in locazione da parte dell’ACER Emilia-Romagna.
Con l’autorizzazione della Procura della Repubblica di Bologna, i militari hanno fatto accesso nei locali e recuperato documenti extracontabili che attestano ricavi derivanti da attività non dichiarata.
Gli strumenti sequestrati e le violazioni contestate
Nel garage utilizzato per l’attività abusiva sono stati trovati circa 2.400 strumenti da lavoro, tra lime, spugne, smalti, “dual form MIDA”, french pad e altri materiali. Tutti privi delle certificazioni sulla sicurezza e sull’igiene. Questi sono stati posti sotto sequestro amministrativo.
La Guardia di Finanza ha inoltre segnalato numerose irregolarità: assenza delle autorizzazioni commerciali, mancanza delle normative igienico-sanitarie, mancata sterilizzazione degli strumenti e gestione impropria dei rifiuti pericolosi. Le sanzioni previste vanno da € 2.048 fino a € 31.763, oltre alle conseguenze fiscali.
Il ruolo di Acer e le reazioni locali
In seguito all’operazione, l’ACER Emilia-Romagna ha dichiarato di valutare la possibile risoluzione del contratto con l’inquilino responsabile dell’attività abusiva.
Il blitz mette in luce la capacità della rete locale (Polizia Locale + Guardia di Finanza) di intercettare fenomeni illeciti radicati e di tutelare la salute dei cittadini, la sicurezza e l’equità del mercato.
Un segnale contro la concorrenza sleale e per la tutela del consumatore
L’operazione ribadisce l’impegno dello Stato contro la concorrenza sleale e a favore della sicurezza del consumatore. Un’attività estetica abusiva, con strumenti non certificati, rappresenta un rischio sanitario reale. Le Fiamme Gialle affermano che questo tipo di interventi protegge il mercato legale e responsabilizza i cittadini nel chiedere garanzie.
Ora si attendono le contestazioni formali, le verifiche fiscali e l’esito delle sanzioni amministrative. Potrebbero esserci conseguenze anche in termini contrattuali con l’ACER e danni d’immagine per chi ha permesso l’uso abusivo del bene pubblico.
Se il fenomeno fosse esteso ad altre zone e settori, potrebbe emergere una rete di illegalità che danneggia imprese regolari e mette a rischio la salute pubblica.





















