Gattuso sorprende tutti: Italia a trazione anteriore
Non poteva iniziare meglio l’avventura di Rino Gattuso sulla panchina della Nazionale. Al Gewiss Stadium di Bergamo l’Italia si è imposta con un sonoro 5-0 sull’Estonia, mostrando un gioco offensivo e brillante che ha entusiasmato il pubblico.
Il nuovo commissario tecnico ha scelto di rompere con la tradizione: niente Italia prudente, ma una squadra a vocazione d’attacco, capace di schierare fino a quattro uomini offensivi contemporaneamente. Una scommessa che ha pagato, nonostante un primo tempo ricco di occasioni ma privo di gol.
Il match: dall’equilibrio iniziale al dominio azzurro
La gara si è sbloccata al 58’, quando Moise Kean ha trovato di testa il vantaggio su assist di Retegui. Da lì in poi è stato un monologo azzurro:
- Retegui ha raddoppiato con un sinistro da rapace d’area.
- Raspadori ha firmato il 3-0 con un tap-in dopo un’azione corale.
- Ancora Retegui ha siglato la doppietta personale con un colpo di testa.
- Nel finale Bastoni ha chiuso i conti con il 5-0 su corner.
Una vittoria netta che restituisce entusiasmo dopo la deludente sconfitta di giugno contro la Norvegia.
Gattuso cambia pelle: Italia più coraggiosa e moderna
Quella vista a Bergamo è un’Italia diversa: pressing alto, costruzione dal basso e grande fiducia negli esterni. Gattuso, spesso etichettato come allenatore difensivo, ha invece mostrato il volto di un tecnico pronto a rischiare.
L’impiego contemporaneo di Zaccagni, Politano, Retegui e Kean ha trasformato il 4-4-2 di partenza in un fluido 4-2-4, con varianti che hanno reso l’attacco azzurro imprevedibile. Una scelta che ha pagato e che potrebbe ridare slancio alla corsa verso il Mondiale 2026.
Il contesto: corsa Mondiale riaperta
Il successo contro l’Estonia non vale solo tre punti ma anche morale e differenza reti, importante nella rincorsa alla Norvegia capolista. Lunedì contro Israele a Debrecen l’Italia dovrà confermare i progressi mostrati a Bergamo.
Un tributo speciale La serata è stata aperta da un omaggio a Giorgio Armani, che veste gli azzurri, e in tribuna erano presenti il presidente Figc Gabriele Gravina, il ministro dello Sport Andrea Abodi e il presidente del Coni, Giovanni Malagò, a testimonianza dell’importanza della sfida.






















