Lei, Enrico Turrin, è Consigliere Comunale a Padova e questa mattina ha denunciato la situazione del Tempio della Pace, a due passi dalla stazione. Cosa ha trovato?
Abbiamo trovato un luogo che dovrebbe rappresentare memoria e dignità, trasformato in un accampamento improvvisato. Indumenti stesi ad asciugare sulle transenne, in piena vista dei passanti, davanti a un sacrario che custodisce i resti dei caduti della Prima Guerra Mondiale. È uno spettacolo indecoroso, indegno della storia di Padova e inaccettabile come biglietto da visita per chi arriva in città.
Questo edificio, però, ospiterà in futuro le cucine economiche. Non rischia di diventare un nuovo punto di degrado?
È esattamente la nostra paura. Nessuno mette in discussione il valore sociale delle cucine popolari, ma non può essere questa la giustificazione per abbandonare un’intera zona al degrado. L’esperienza della sede di via Tommaseo lo dimostra: anni di incuria, tensioni sociali e decoro urbano compromesso. Se non si pianifica seriamente, il rischio è che la storia si ripeta.

Nel frattempo, però, quell’area dovrebbe rientrare in un progetto di riqualificazione urbana con studentato e interventi al PP1. Come si conciliano questi piani con la situazione attuale?
Al momento non si conciliano affatto. Parliamo di un’area strategica, vicina alla stazione e al cuore amministrativo della città, che dovrebbe essere un fiore all’occhiello e invece è diventata un simbolo di incuria. È paradossale parlare di riqualificazione quando sotto gli occhi di tutti si assiste a scene di degrado quotidiano.
Cosa chiede concretamente all’Amministrazione comunale?
Risposte chiare: chi ha autorizzato, o meglio chi ha permesso, che il Tempio della Pace diventasse un luogo di accampamento? E soprattutto, quando verrà ripristinato il decoro? È in gioco non solo l’immagine turistica della città, ma anche il rispetto dovuto a un monumento che custodisce la memoria dei caduti. Se non si interviene subito, Padova rischia di presentarsi al mondo con una cartolina fatta di cantieri, panni stesi e abbandono.

L’osservatorio regionale del turismo sembra avere certificato un calo di visitatori a Padova. Quali sono, secondo lei, le cause principali?
Il dato purtroppo conferma una tendenza che molti cittadini percepiscono ogni giorno. La città è ostaggio di cantieri infiniti, lavori che si trascinano per mesi e disagi continui. Questo scoraggia i turisti, che scelgono mete più curate e meglio organizzate. Non è un caso che altre città venete registrino numeri in crescita, mentre Padova arretra.






















