A quarant’anni dall’assassinio del commissario Giuseppe “Beppe” Montana, la Polizia di Stato ha reso omaggio al giovane capo della Sezione Catturandi, ucciso il 28 luglio 1985 a soli 34 anni dalla mafia, mentre si trovava al molo di Porticello, con la sua fidanzata.
Figura chiave nella lotta alla criminalità organizzata, Montana aveva arrestato decine di uomini di Cosa Nostra. Solo tre giorni prima dell’agguato, aveva partecipato alla cattura di otto uomini del boss Michele Greco, che riuscì a fuggire.
Questa mattina, il capo della Polizia Vittorio Pisani, accompagnato dal questore di Palermo Vito Calvino, ha deposto una corona d’alloro presso la stele commemorativa di Porticello, luogo dell’omicidio. Subito dopo, un momento di raccoglimento presso la sede della Squadra Mobile di Palermo, dove Montana è ricordato tra i caduti della Polizia.
Erano presenti ex colleghi, amici e rappresentanti delle istituzioni: un tributo condiviso a un uomo che ha pagato con la vita il suo impegno contro la mafia.
Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato Montana, assieme al vicequestore Antonino Cassarà e all’agente Roberto Antiochia, uccisi pochi giorni dopo in un agguato mafioso.
“Montana fu tra i costruttori della Catturandi, e colpì al cuore il mito dell’invincibilità mafiosa – ha dichiarato il Capo dello Stato – Venne ucciso perché la mafia lo temeva. La sua testimonianza vive nei giovani e nei valori di legalità e giustizia che ci indicano il futuro”.
Nato a Agrigento nel 1951, Beppe Montana aveva scelto la via del servizio pubblico nella Palermo violenta degli anni ’80. A lui è stata conferita nel 1986 la Medaglia d’Oro al Valor Civile, riconoscimento che ne suggella il coraggio e la dedizione. Il 17 febbraio 1995, la Corte d’Assise di Palermo ha condannato tra i mandanti dell’omicidio i boss mafiosi Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.


























