di Gori Claudio (direttore@irog.it)
Nel libro “I Riflessi della Montagna Parlano di Me” di Katia Voltolina, l’autrice ci invita a intraprendere un viaggio non solo attraverso le meraviglie naturali delle montagne, ma anche all’interno di noi stessi. La sua narrazione è un inno alla bellezza della vita, alla riscoperta delle passioni e alla connessione profonda con la natura.
Il racconto inizia con un cammino, un desiderio che prende forma mentre Katia si siede all’ombra, ascoltando il dolce suono dell’acqua che scorre. Non si considera una scrittrice, ma la sua passione per la scrittura e la fotografia la spinge a esprimere le emozioni che la montagna le suscita. La sua esperienza è un viaggio introspettivo, un percorso di crescita personale che la riporta alle radici della sua infanzia, quando la natura era parte integrante della sua vita.
L’INTERVISTA
C’è un momento nella vita in cui il silenzio della montagna parla più forte di mille parole. Katia Voltolina quel momento l’hai ascoltato, lo hai abbracciato e ne hai fatto un libro…
“I riflessi della montagna parlano di me” non è un manuale d’escursionismo, né una guida turistica: è un atto di gratitudine, una narrazione intima che sussurra al lettore la bellezza di ritrovarsi tra le pieghe della natura e delle relazioni autentiche. L’abbiamo incontrata per farci raccontare le radici e le emozioni di questo cammino.
Katia, il tuo libro nasce quasi per caso, ma diventa poi una testimonianza profonda. Quando hai capito che non era solo per pochi amici, ma per chiunque avesse bisogno di “rallentare”?
All’inizio non pensavo certo a un libro da pubblicare. Volevo solo mettere nero su bianco alcuni pensieri, regalarli agli amici per il piacere di condividere qualcosa che mi stava a cuore. Poi è arrivata Maria Carfagna, che all’epoca non conoscevo nemmeno. È stato il mio amico Roberto a metterci in contatto. Inizialmente mi ha aiutata con una prima revisione… e da lì è nata un’amicizia bellissima. Ogni sera ci trovavamo in videochiamata, correggevamo, parlavamo, ridevamo. E il giorno del mio cinquantesimo compleanno lei è salita da Roma a Padova per sorprendermi. È stato uno di quei momenti che ti rimangono dentro.
Che bel modo di iniziare un’amicizia! E il giorno del tuo 50esimo compleanno, Maria ti ha fatto una sorpresa. Come ti sei sentita in quel momento?
È stato un momento incredibile! Maria è venuta da Roma a Padova per festeggiare con me. È stata una sorpresa che non mi aspettavo affatto. Quel gesto ha reso il mio compleanno ancora più speciale e ha rafforzato il legame che avevamo creato. È bello sapere che ci sono persone che credono in te e nel tuo lavoro.
Nel libro citi anche Stefania Fochesato, un’altra figura importante. Come vi siete conosciute?
Tramite Instagram. Avevo letto alcune sue riflessioni e mi avevano colpita. Ci siamo scritte, poi finalmente incontrate di persona. Da allora ci vediamo ogni volta che possiamo, spesso in montagna. Quella con Stefania è un’amicizia rara, fatta di semplicità e profondità. Due elementi che, non a caso, sono anche l’anima del mio libro.
Tu parli molto dell’infanzia, delle origini… Che ruolo hanno avuto nel tuo legame con la montagna?
Le mie radici sono fatte di terra, di odori semplici, di silenzi pieni. Ho sentito il bisogno di tornare a quelle origini, di riscoprirmi. Negli anni mi sono avvicinata sempre più alla montagna e ho capito che lì trovavo le mie risposte. Non quelle gridate, ma quelle sussurrate. Ogni sentiero che percorro è una domanda a cui provo a rispondere.
Nel libro parli anche della paura delle vertigini… È una metafora?
Sì, in parte. Ho davvero paura delle altezze, ma per me è diventato il simbolo di qualcosa di più profondo: gli ostacoli, i limiti, quelli che la vita ci mette davanti e quelli che ci mettiamo da soli. Superare una parete, affrontare un sentiero esposto, non è mai solo un fatto fisico. È psicologico, emotivo. Ho voluto raccontarlo sperando che chi legge possa sentire che sì, si può fare. Si può avere paura e andare avanti lo stesso.
C’è un messaggio centrale che speri arrivi a chi apre questo libro?
Che la felicità non ha bisogno di scenografie complesse. Sta nelle cose più semplici: un panorama che ti toglie il fiato, un abbraccio sincero, il rumore dei passi accanto a te. L’amore che condivido con mia moglie Paola, la nostra cagnolina che ci accompagna nei week-end a Primiero… è tutto lì. Nelle piccole cose vere. Spero che le persone leggano questo libro e si ricordino che possono essere felici anche solo rallentando.
In fondo, questo libro è anche una dichiarazione d’amore…
Lo è. Un amore per la montagna, per le persone che ho incontrato e che mi hanno aiutata a scrivere questo libro, per le mie origini e per il tempo ritrovato. “I riflessi della montagna parlano di me” perché ogni paesaggio che ho attraversato mi ha restituito un pezzo di me stessa. E perché oggi, grazie a tutto questo, cammino con passo più leggero.
RIFLESSIONI E CONCLUSIONI
Ho letto ben due volte il libro. E’ emozionante e sempre più coinvolgente Katia quando ci racconta di come, nel corso degli anni, abbia riscoperto la sua passione per la montagna, influenzata dalle esperienze e dalle persone che ha incontrato lungo il cammino. La sua compagna di vita, Paola, e la loro cagnolina, Goa, diventano compagne di avventure, rendendo ogni escursione un momento di condivisione e di gioia. La montagna diventa un luogo di riflessione, dove il silenzio e la bellezza della natura offrono uno spazio per riconnettersi con se stessi e con gli altri.
Le descrizioni vivide dei paesaggi, degli animali e delle emozioni provate durante le escursioni ci trasportano in un mondo di meraviglia. Katia non si limita a descrivere i sentieri e le cime, ma condivide anche gli incontri significativi con persone che hanno arricchito la sua vita. Ogni personaggio, da Guglielmo a Roberto e Manuela, diventa parte di un mosaico di esperienze che evidenziano l’importanza delle relazioni umane e della condivisione.
La montagna, con la sua maestosità e il suo silenzio, diventa una metafora della vita stessa. Katia ci invita a riflettere su quanto spesso siamo distratti dal rumore del mondo moderno e su quanto sia fondamentale trovare il tempo per ascoltare noi stessi e gli altri. La sua scrittura è un invito a rallentare, a vivere il momento presente e a riscoprire la bellezza delle piccole cose.
In conclusione, “I Riflessi della Montagna Parlano di Me” è un libro che ci invita a intraprendere un viaggio di riscoperta, non solo della natura, ma anche di noi stessi. Katia Voltolina ci ricorda che la montagna ha il potere di trasformarci, di farci sentire vivi e connessi, e che ogni passo che facciamo è un’opportunità per crescere e per condividere la nostra storia con gli altri. Un invito a camminare insieme, a esplorare e a celebrare la vita in tutte le sue sfumature.
























