Nella notte tra il 12 e il 13 giugno 2025, lo Stato di Israele ha condotto un’azione militare aerea contro obiettivi iraniani ritenuti coinvolti nello sviluppo del programma nucleare. L’attacco, confermato dal governo israeliano, ha preso di mira centrali di arricchimento, depositi missilistici e centri militari tra Natanz, Khorramabad e Teheran. Secondo fonti ufficiali, diversi alti ufficiali dei Guardiani della Rivoluzione e scienziati legati al programma atomico sono rimasti uccisi.
“Abbiamo colpito al cuore il loro apparato nucleare. Israele non permetterà mai che l’Iran si doti dell’arma atomica,” ha dichiarato in diretta televisiva il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, poco dopo la conferma dell’azione.
Secondo quanto riportato da The Guardian, Associated Press e Financial Times, l’operazione – denominata “Rising Lion” – ha coinvolto caccia F-35 e droni d’intelligence, con incursioni simultanee in almeno tre regioni. Le esplosioni sono state udite fino a 50 km di distanza dai centri colpiti. In particolare, è stato danneggiato l’impianto di Natanz, già noto alla comunità internazionale come uno dei nodi chiave nel controverso programma iraniano di arricchimento dell’uranio.
Le autorità iraniane non hanno ancora diffuso un bilancio ufficiale delle vittime, ma fonti non confermate parlano della morte del generale Hossein Salami, comandante delle forze Quds, e del fisico nucleare Mohammad Mehdi Tehranchi. A Teheran, i sistemi di difesa aerea sono stati attivati per ore.
Il Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale iraniano ha convocato una riunione d’emergenza. In una nota diffusa dall’agenzia Fars News, il portavoce del governo ha promesso una “risposta proporzionata e strategica”, accusando Israele di aver violato la sovranità dell’Iran e messo in pericolo l’intero equilibrio regionale. Il ministro degli Esteri iraniano ha inoltre contattato le autorità cinesi e russe, partner strategici dell’Iran, chiedendo la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Nessun commento diretto è giunto da Mosca, mentre Pechino ha espresso “profonda preoccupazione” per la situazione.
Washington ha dichiarato di non aver partecipato né approvato l’azione militare israeliana, ma ha rafforzato le misure di sicurezza nei propri avamposti in Iraq, Siria e nel Golfo. Il portavoce del Dipartimento di Stato ha sottolineato che “gli Stati Uniti restano impegnati a prevenire la proliferazione nucleare in Medio Oriente”, ma esortano tutte le parti alla “massima moderazione”.
Quello odierno è probabilmente il più rilevante attacco israeliano diretto sul suolo iraniano dall’inizio del secolo. L’operazione arriva dopo settimane di crescenti tensioni, compresi episodi di cyber-attacchi reciproci e sospetti sabotaggi interni.
L’iniziativa militare rischia di interrompere il fragile processo di riavvicinamento tra Iran e Occidente. Appena due giorni fa, era previsto un nuovo round di colloqui indiretti a Vienna sul nucleare iraniano, sotto egida europea. Gli osservatori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) sono stati evacuati in via precauzionale da alcune sedi in Iran.
A poche ore dall’attacco, i mercati globali hanno reagito con volatilità. Il prezzo del petrolio ha registrato un’impennata del +9%, toccando i massimi da gennaio. Le borse asiatiche hanno aperto in rosso, e le principali compagnie aeree hanno cancellato i voli sullo spazio aereo iraniano.
Il Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, pochi minuti fa, ha convocato una riunione di emergenza a seguito delle operazioni militari di Israele.